giovedì 6 dicembre 2012

Se la merda avesse valore, i poveri nascerebbero senza buco del culo

Siamo stati messi al mondo per dare continuità e nient' altro, guai a pensare di cambiarlo, impossibile sradicare quello presente; che non vi venga in mente neanche di crearne uno nuovo, bisognerebbe prima trovare le chiavi che ci ammanettano a questo, ma cosa più importante rendersi conto di essere ammanettati. Siamo nati quindi in un mondo già fatto, già costruito, il cui unico scopo è quello di preservarsi così com'è, servendosi di noi, nati a garantire tale fine. Viviamo quindi nell'inconsapevolezza di far parte di un qualcosa a cui non potremo mai sottrarci, qualcosa di talmente caro da regalarci l'illusione di essere noi i veri artefici di tutto, qualcosa che comunque vada riesce sempre a cibarsi delle nostre ambizioni, delle nostre velleità, dei nostri successi o fallimenti che siano. Non è vi è nulla di prestabilito, semplicemente il nostro potere di diventare non è assoluto, bensì relativo al contesto e alle regole che il mondo rigorosamente ci presenta, e ai bisogni e alle preghiere che in quel determinato momento ci sollecita a fornire. Troppe le regole, troppi i principi che mistificano e regolano questo sofisticato (ma non troppo) marchingegno conosciuto da tutti con il nome mondo. Messi su carta, tali principi sono stati scritti al fine di distogliere l'attenzione da quelli più severi, da quelli non scritti che alla sola lettura priverebbero l' uomo della sua sedicente libertà di vivere. A mio modo di vedere il mondo è come un mazziere di black jack, non ti parla, si limita a distribuire il mazzo, le carte che dovrai giocare. Dipenderà da te l'esito della mano prima e della partita poi. Dipenderà dalle tue carte e dalla tua abilità a trarne il massimo da queste, l'esito di questo pilotato gioco chiamato vita.

venerdì 23 novembre 2012

Adatti, Adattati e Adattatori

Dal mio punto di vista esistono tre tipologie di persone o meglio tre tipi di <<a>> che io chiamo:


  1. adatti: sono quelli che nati in scia di ciò che si deve e si dovrebbe fare, ci restano. Non chiedono perché, si limitano soltanto a credere in ciò che gli è stato tramandato, insegnato e somministrato. Da adatti si sentono forti e protetti da quella stessa scia che come paraocchi impedisce loro di vedere al di fuori di essa. Ignoranti; 
  1. adattati: sono quelli che fin da subito si pongono domande sulle origini di un qualcosa. Non nascono in scia poiché fin da subito troppo intelligenti e distanti dagli altri. Da adattati ci finiranno dopo sentendosi messi all'angolo della solitudine e provando a fasi diverse, soddisfazione, dolore e infine desiderio di far parte di un qualcosa. Deboli; 
  1. adattatori: sono quelli che meno di tutti vivono la scia. Prima dentro come gli adatti, poi fuori come in un primo momento gli adattati. In netto ritardo rispetto a quest' ultimi, gli adattatori reggono bene l'angolo della solitudine poiché ci si ritrovano in fase più matura. Non rientreranno mai più in scia, illudendosi un giorno di crearne una tutta loro. Sognatori.

sabato 17 novembre 2012

È stato Dio a creare l'uomo, o viceversa l'uomo a creare Dio?

Sono dell'idea che l' uomo per propria natura ha paura e per questo ha da sempre bisogno di credere in qualcosa, un qualcosa di divino e supremo, un qualcosa che possa donargli salvezza e protezione, un qualcosa di talmente forte che lo spinga ogni giorno a vivere la propria vita in completa armonia con tutto ciò che lo circonda. Questo qualcosa è senza dubbio Dio, figura capo di un mondo che senza un capo sarebbe nel caos già da moltissimo tempo, o forse no? Di certo è un ruolo importante il suo, parlo di Dio ovviamente, fondamentale quasi. Ci serviamo di lui per placare la nostra paura, ci serviamo di lui per soffocare le nostre incertezze, ci serviamo di lui per giustificare le nostri ragioni, ci serviamo di lui per combattere le nostre guerre. Ma esiste davvero lui? Credo di sì, non da sempre, ma dal momento in cui l' uomo ha avuto paura. Ma paura di cosa? Paura di finire i propri giorni di punto in bianco disillusi che la vita non continui da qualche altra parte? Paura che le ingiustizie altrui non saranno mai punite da nessuno così da restare franche? Entrambe direi, comodo per tutti credere in lui, immaginatevi per un attimo un mondo senza Dio, un mondo dove la gente non teme più una giustizia divina, un mondo dove la gente non spera più in un'aldilà. Si sentirebbe libera di esercitare la morale in maniera del tutto arbitraria, incoerente e confusa, non trovate? Il mio personale pensiero è che non è stato Dio a creare l' uomo, ma viceversa l' uomo creare Dio. L'uomo nero non si differenzia tanto da lui (Dio), anch'egli creato dall'uomo per incutere ai bambini timore, fondamentale questo per suscitare in loro la voglia di essere buoni o almeno provarci. Creduloni i bambini, almeno dal nostro punto di vista, ma credulone non è forse anche il mondo adulto? Credente non è forse l' eufemismo di credulone? Deboli, siamo tutti deboli e bisognosi di credere in un qualcosa che non esiste, ma capace comunque di realizzare il nostro ottimismo mettendoci in grado di compiere con fiducia i nostri compiti più importanti. Ostili, siamo tutti inconsciamente ostili nei suoi confronti, di Dio, la sua importanza è stata accresciuta e i suoi poteri così ingigantiti al fine di addossargli più facilmente la responsabilità che dovrebbe, secondo noi, avere riguardo appunto noi e i nostri drammi.

mercoledì 10 ottobre 2012

Stare bene non è più importante di quanto dare l'impressione di esserlo

Il mondo in cui ognuno di noi vive, pretende che ognuno di noi sorrida. Non importa quanto la vita possa essere dura, la cosa che più conta è affrontare tutto con un sorriso, anche plastico e fondata su nessuna sincerità. Sorridiamo per il mondo, ma non con il mondo insomma. Perché un mondo che non sta tanto a preoccuparsi di noi quanto della sua immagine potente e suprema, tutelata costantemente da rischi quali possono essere il malessere di un singolo individuo, previene cinicamente ed esclusivamente per sé, e non per noi. Se ad esempio in un ambiente di lavoro vi è infatti anche un solo impiegato vistosamente giù di morale, egli viene allontanato concedendogli a seconda dei casi un periodo di concedo che va da qualche giorno a per sempre.


"Troppo rischioso aiutarlo, rallenteremmo la produzione. Troppo rischioso tenerlo con noi, contagerebbe gli altri. Ne va di mezzo la nostra immagine. Se non riesce a sorridere, che vada via."


Quindi sostituiamolo, dice il mondo. Perché stare bene non è più importante di quanto dare l'impressione di esserlo. Contribuendo in questo modo a mantenere salda e inviolata l'immagine che il mondo vuole dare di se stesso, viviamo continuamente in una realtà fatta di mere impressioni. Nessun sorriso è così tanto falso da darci l'impressione di esserlo veramente, come nessuna persona è così poco convinta di vivere in maniera libera la propria vita più di quanto non lo stia già facendo. Inconsciamente siamo tutti o quasi tutti dei bravissimi attori. Assuefatti dalla menzogna, ricopriamo i nostri visi e le nostre vite con un velo di sedicente felicità, finalizzato a nascondere la verità di non essere veramente noi a voler sorridere.

mercoledì 26 settembre 2012

Prigionieri del proprio specchio

Spesso lo odiamo continuando però a frequentarlo, è lo specchio, a mio parere una delle invenzione più malefiche che siano mai state costruite. Aiutato inconsciamente da noi e dalle nostre velleità, esso è in grado di mostrarci chi siamo, chi siamo stati e chi saremo. Senza offrirci quella giusta percezione che nemmeno il più saggio tra tutti gli uomini riuscirebbe ad assumere, lo specchio ci relega in quella piccola realtà di cui noi stessi siamo artefici. Ognuno di noi è prigioniero del proprio specchio, ognuno di noi è prigioniero della propria realtà non corrispondente e veritiera con quella in cui realmente prendiamo parte. Invenzione malefica codesta, non riflette infatti esattamente ciò che vediamo ma ciò che vorremmo vedere. Continuando ad illuderci silenziosamente senza preoccuparsi troppo, rappresenta un nemico di fronte al quale ci troviamo inermi perché privi di una corretta percezione non siamo in grado di capire ciò che realmente abbiamo davanti. Non puoi che scappare quindi di fronte ad uno specchio, potresti anche porgergli un complimento, ma non fidarti troppo quando di fronte ad uno specchio ti trovi. Esso ha due lati, uno buono e uno cattivo, e non è quello che abbiamo sempre pensato noi a rappresentare quello buono. Sbaglieremmo inoltre a pensare che uno specchio non possa essere anche un tema di nostra fattura, una foto che ci ritrae, una registrazione vocale, un video in cui ci descriviamo, perché tutti specchi di noi ci offrono una percezione distorta per il semplice fatto di essere noi i protagonisti di essi, percezione senza dubbio non corretta come quella esterna di una persona a noi cara e vicina.

martedì 18 settembre 2012

Scommettitori, lo siamo tutti

Sono le scelte a farci paura, non le opzioni. Quando sei un fanciullo non sei responsabile della tua vita, qualcun'altro è responsabile e in un certo senso questo è molto confortevole. Non avendo pesi di nessun genere la fanciullezza diventa una vera forma di libertà, libertà dalla responsabilità di scegliere, libertà che svanisce sempre più con il passare degli anni quando scegliere comincia a farci paura. Passa il tempo e ogni scelta si presenta a noi sotto forma di scommessa sempre più rischiosa, e come ogni scommessa anche dietro una scelta non vi è mai nulla di certo. Partendo da qui direi: al mondo siamo tutti scommettitori perché non scegliere è impossibile. Non siamo liberi di non scegliere, se non scegli hai scelto di non scegliere, ma anche questa è una scelta.